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Quelle gocce che ti rendono vivo

Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Ti ricordi il motivo?
E come hai gestito quel momento?

Vien difficile "concedersi" di piangere...facciamo di tutto per trattenerle dentro quelle lacrime.

Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Ti ricordi il motivo?
E come hai gestito quel momento?

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Vien difficile "concedersi" di piangere...facciamo di tutto per trattenerle dentro quelle lacrime.
Lacrime di dolore, tristezza, rabbia, disperazione, preoccupazione.
È l'orgoglio a fermarci? Oppure la paura di quanto potremmo stare male una volta lasciata la presa?

Eppure quando finalmente ce lo concediamo, e il viso inizia a riempirsi di acqua, iniziamo subito a stare meglio.
Quanto è liberatorio piangere! 💦

Lascia andare...prenditi cura dell'emozione che fa scatenare quelle gocce che ti rendono vivo.
Non importa se c'è qualcuno ad asciugarti il viso, ciò che conta è che ci sei tu, vivo, intero, emozionato, e pronto ad accogliere con amore la parte più vulnerabile del tuo cuore. 💙


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Che rapporto ho con il caldo?

Il caldo estivo, come quello di questi giorni, ci mette a dura prova. Sudiamo tutto il giorno, rimpiangiamo il fresco della primavera appena passata, speriamo in una pioggia che rinfreschi tutto per un attimo.

Possiamo però scegliere di "allearci" con lui, vivendolo come un compagno di squadra che ci serve la palla per una mossa vincente. ☀
Temperature come queste ci permettono infatti di sentire moltissimo il nostro corpo!

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Il caldo estivo, come quello di questi giorni, ci mette a dura prova. Sudiamo tutto il giorno, rimpiangiamo il fresco della primavera appena passata, speriamo in una pioggia che rinfreschi tutto per un attimo.

Possiamo però scegliere di "allearci" con lui, vivendolo come un compagno di squadra che ci serve la palla per una mossa vincente. ☀
Temperature come queste ci permettono infatti di sentire moltissimo il nostro corpo!

🔸Quando sudiamo la nostra pelle si cosparge di goccioline d'acqua che ci fanno quasi il solletico...parti del corpo che generalmente non percepiamo così bene (come il retro delle ginocchia, il naso, la zona lombare della schiena, ecc.) diventano improvvisamente protagoniste della nostra attenzione.

🔸L'istinto della sete si rende più vivo, anche se di solito siamo tra quelli che bevono solo nei pasti. E quando l'acqua va giù per la gola, ci sembra quasi di vederla nel suo tragitto verso lo stomaco, tanto è fresca e piacevole la sensazione che ci suscita.

🔸Il caldo ci rallenta. Ci costringe ad andare più piano, se non vogliamo scioglierci come ghiaccioli al sole, offrendoci così più spazio per "essere".

L'istinto è invece spesso di sbuffare, lamentarsi delle temperature, ribellarsi al momento presente sperando in uno migliore futuro.
Ma se approfittiamo dei suggerimenti che il caldo di offre, regaleremo al nostro corpo più attenzione e rispetto!

Che le temperature africane possano donarvi attimi di presenza e connessione con il vostro tempio, il corpo.


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Meditare camminando

Chissà quanti passi facciamo ogni giorno, per raggiungere posti, girare per casa, per fare passeggiate all'aria aperta o per portare il nostro cane a sporcare.
Le gambe e i piedi sono il nostro veicolo principale, anche nelle giornate in cui stiamo per ore sul sedile della macchina macinando chilometri.

E allora perché non approfittare di loro per compiere brevi meditazioni quotidiane?

Lo possiamo fare tutti, anche chi non è solito praticare la classica meditazione sul cuscino nella vita di tutti i giorni.

Chissà quanti passi facciamo ogni giorno, per raggiungere posti, girare per casa, per fare passeggiate all'aria aperta o per portare il nostro cane a sporcare.
Le gambe e i piedi sono il nostro veicolo principale, anche nelle giornate in cui stiamo per ore sul sedile della macchina macinando chilometri.

E allora perché non approfittare di loro per compiere brevi meditazioni quotidiane?

Lo possiamo fare tutti, anche chi non è solito praticare la classica meditazione sul cuscino nella vita di tutti i giorni.
Si tratta semplicemente di portare l'attenzione all'atto del camminare, mentre si sta camminando.
Sembra banale e semplice, vero? Tutt'altro. Provare per credere.

Meditazione camminata mindfulness bergamo

Proprio perché il camminare è un'azione ormai per tutti automatica e immediata, risulta piuttosto difficile focalizzare la mente sui dettagli del movimento, sulle sensazioni che i piedi e le gambe rimandano al cervello, sui cambiamenti del respiro mentre il corpo si muove a velocità diverse. Solitamente infatti ci muoviamo "con il pilota automatico", gli arti inferiori sanno già cosa devono fare e dove devono andare, quindi la mente si perde via facilmente in pensieri più o meno legati al momento presente.

Con questo post desidero invitarti ad uscire da tali automatismi, provando la meditazione camminata, puoi scegliere tu dove e quando praticarla.
Potresti iniziare ad esempio a casa, in una stanza da solo, magari insieme ad una musica rilassante di sottofondo: nelle mura domestiche potresti sentirti libero di chiudere anche gli occhi, se l'equilibrio lo permette, per percepire con ancora più vividezza i rimandi sensoriali del corpo.
Oppure puoi introdurla nel bel mezzo della routine quotidiana: mentre cammini spedito per andare al lavoro, in metropolitana, quando sei a passeggio con il tuo cane, durante la spesa al supermercato, mentre culli tuo figlio per farlo addormentare.

Non servono strumenti particolari, ma soltanto:

  • il desiderio di connettersi con il momento presente, mentre stai camminando
  • la convinzione che emergeranno continuamente pensieri distraenti, e che questo è assolutamente normale
  • l'intenzione di riportare con gentilezza la mente alle sensazioni del corpo, ogni volta che ti accorgerai che ti ha trascinato altrove
  • ricordarti di non infliggerti accuse se vivrai con difficoltà lo stare focalizzato sul presente, è per tutti faticoso e l'allenamento aiuterà

E ora concludo con una breve guida che potrai leggere prima di praticare la meditazione camminata, ti aiuterà a mettere a fuoco la struttura principale di questa pratica. 
Sentiti però libero di portare creatività alla tua meditazione, a seconda dell'esperienza ogni volta differente che vivrai.

 

"Puoi tenere indosso le scarpe, ma sarà un’esperienza più ricca stando a piedi nudi o con le calze (se è possibile).

In piedi all’inizio del percorso chiudi gli occhi e percepisci tutto il tuo corpo. Nota le sensazioni provenienti dai piedi sul suolo, la gravità che tira il corpo verso il basso.
Nota la sensazione dell’aria che avvolge la tua pelle nelle zone del corpo esposte.
Ascolta i suoni che ti circondano, quelli più vicini e quelli più lontani.
Presta attenzione al respiro che fluisce nell’addome, nel petto e nelle narici.

Apri gli occhi e lascia che lo sguardo si rivolga verso il basso, qualche spanna davanti a te. Considera il tuo campo visivo come farebbe un artista, osservando i colori, le superfici e le forme.

Quando ti sentirai presente all’esperienza dello stare in piedi, sarà il momento di cominciare a camminare.

Solleva con attenzione un piede, dal tallone alla punta, notando le sensazioni presenti in esso, nella gamba e nel resto del corpo. Portalo lentamente in avanti attraverso lo spazio, notando come cambia l’equilibrio del tuo corpo. Appoggialo lentamente al suolo, una parte per volta, dal tallone alla punta.
Quando il piede sarà ben piantato sul pavimento sarà il momento di muovere l’altro.

Continua con questi movimenti lenti e attenti fino al raggiungimento della tua destinazione.

A quel punto fermati di nuovo in piedi, come all’inizio, facendo attenzione ai piedi contro il suolo, all’aria, ai suoni, al campo visivo.

Porta un sentimento di ringraziamento verso te stesso, per il gesto attento e curioso che hai appena donato al tuo corpo e alla tua mente."


Meditazione camminata mindfulness bergamo

La pace è ogni passo.
Il fulgido sole rosso è il mio cuore.
Ogni fiore sorride con me.
Quanto verde rigoglio tutt’intorno!
Com’è fresco il soffio del vento!
La pace è ogni passo,
e fa gioioso il silenzio senza fine.
Thich Nhat Hanh


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Una lunga ma indispensabile formazione

Sapete qual è la strada da compiere per divenire uno psicologo in Italia? Quanti anni pensate che servano?

Forse non lo immaginate, ma il percorso di formazione di uno psicologo è molto simile a quello di un medico.Ebbene si...chi sceglie questa strada ha davanti a sè delle tappe ben precise, simili alla medicina.

Sapete qual è la strada da compiere per divenire uno psicologo in Italia? Quanti anni pensate che servano?

Forse non lo immaginate, ma il percorso di formazione di uno psicologo è molto simile a quello di un medico.

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Ebbene si...chi sceglie questa strada ha davanti a sè delle tappe ben precise, simili alla medicina.
Dopo i 5 anni di università, lo aspettano:

✅un anno intero di tirocinio gratuito (1000 ore totali, come un lavoro vero e proprio ma purtroppo non retribuito)

✅l'esame di stato, che consiste in 3 prove scritte (che vertono sia su aspetti teorici, che pratici di questo lavoro), più un colloquio orale finale (quasi come un secondo esame di maturità praticamente!)

✅superato l'esame può iscriversi all'albo ufficiale, e così iniziare a lavorare come psicologo.

Esiste un codice deontologico (esattamente come per i medici) formato da un insieme di regole da rispettare, pena l'espulsione dall'albo.

Ma non è finita qui, lo psicologo che a questo punto desidera diventare psicoterapeuta, per poter proporre veri e propri percorsi terapeutici, ha davanti altri 4 anni di scuola di formazione.
⏩Lo psicoterapeuta fatto e finito ha quindi alle spalle ben 10 anni di studio e tirocinio, proprio come un medico che si è appena specializzato.

D'altronde per poter essere un vero professionista della salute mentale, così come per quella fisica, occorrono anni e anni di studio e lavoro.

Sui siti internet degli ordini degli psicologi delle varie regioni d'Italia potete accertarvi che il professionista a cui vi state affidando sia davvero iscritto all'albo e in regola per esercitare.
Qui i colleghi della Lombardia: www.opl.it


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Prepararsi al grande giorno

Il parto, uno dei momenti più potenti per una donna, che richiede preparazione, allenamento, impegno. 
Ma non solo rispetto alle nozioni principali da sapere sul travaglio, le contrazioni e tutto ciò che la meccanica del corpo richiede in quel momento.
È anche la mente della donna che deve trovarsi pronta. 

Il parto, uno dei momenti più potenti per una donna, che richiede preparazione, allenamento, impegno. 
Ma non solo rispetto alle nozioni principali da sapere sul travaglio, le contrazioni e tutto ciò che la meccanica del corpo richiede in quel momento.
È anche la mente della donna che deve trovarsi pronta. 🌸

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Pronta a non lasciarsi travolgere dal panico, trovando il coraggio di respirare dentro la paura.
Pronta a non ribellarsi al dolore delle contrazioni, provando ad affidarsi ad esse, perché loro sanno quel che stanno facendo.
Pronta a tifare per il proprio bambino, che sta compiendo la prima gara della sua vita.

Praticare Yoga durante l'attesa prepara la futura mamma ad ascoltare il suo corpo, a respirare nel dolore, e a "lasciar andare" il controllo...affidandosi alla saggezza di quel momento, che sarà perfetto in qualsiasi modo andrà.


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"Fare" o "essere"?

 Nella modalità del "fare" siamo in corsa contro il tempo, eseguiamo azioni in automatico come un robot, in mente abbiamo al primo posto l'agenda degli impegni, e crediamo di ottenere la felicità solo al loro raggiungimento.
Magari siamo anche bravi in quello che facciamo, ma corriamo a tal punto da non accorgercene quasi.
E quando finalmente ci fermiamo, non sappiamo come riempire quella pausa tanto desiderata.

Nella modalità del "fare" siamo in corsa contro il tempo, eseguiamo azioni in automatico come un robot, in mente abbiamo al primo posto l'agenda degli impegni, e crediamo di ottenere la felicità solo al loro raggiungimento.
Magari siamo anche bravi in quello che facciamo, ma corriamo a tal punto da non accorgercene quasi.
E quando finalmente ci fermiamo, non sappiamo come riempire quella pausa tanto desiderata.

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Anche nella modalità dell' "essere" produciamo continuamente azioni, ma la mente rimane focalizzata sulle nostre sensazioni interne.
ll direttore d'orchestra diviene il nostro corpo, che con i suoi bisogni sempre diversi detta il tempo della giornata.
E quando ci accorgiamo di avere una mente sovraffollata di pensieri ripetitivi, ansiosi, o intrusivi, decidiamo di fermarci al pit-stop per ricaricarci di respiro.

⏩Perché si può andare veloci, senza però fare le cose di fretta.
⏩Si possono avere tanti impegni, senza sentirsi per forza annegare.
⏩Si può scegliere di "essere", anche nel bel mezzo del nostro "fare" quotidiano.

E tu, come stai vivendo la giornata di oggi


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Lo psicologo è per i "pazzi"?

Che parole ti vengono in mente se dico "psicologo"?
Forse...«Pazzo», «matto», «esaurimento nervoso»?

Che pensieri ti vengono all'idea di "andare dallo psicologo"?
Forse...«Non è roba per me, io non ne ho bisogno», «che vergogna chi ci deve andare», «lasciamoci andare i matti»?

Ad oggi sono ancora molte le persone che si chiudono con rigidità di fronte alla figura dello psicologo.

Che parole ti vengono in mente se dico "psicologo"?
Forse...«Pazzo», «matto», «esaurimento nervoso»?

Che pensieri ti vengono all'idea di "andare dallo psicologo"?
Forse...«Non è roba per me, io non ne ho bisogno», «che vergogna chi ci deve andare», «lasciamoci andare i matti»?

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Ad oggi sono ancora molte le persone che si chiudono con rigidità di fronte alla figura dello psicologo.
Non si ha vergogna di andare dal medico per farsi curare un qualsiasi malanno, mentre sale l'imbarazzo anche solo al pensiero di potersi rivolgere a lui.

--> Ritengo invece che praticamente tutti ne avremmo bisogno. 👆

Non solo in quei momenti della vita in cui stiamo male...ma anche quando stiamo bene, per aumentare il nostro stato di benessere in modo attivo e costruttivo.
Per conoscerci meglio, diventando più consapevoli di come funzioniamo, e del perché negli anni siamo arrivati a funzionare proprio in questo modo.
Per scoprire quanto è bello e prezioso avere un professionista che davvero ci ascolta, che si appassiona della nostra vita, che ci dedica un tempo e uno spazio tutti per noi.

Lo psicologo è quindi per i «pazzi»?

Tutt'altro.
È per i coraggiosi, per i curiosi, per gli esploratori di sè stessi, per chi si considera il vero "autore" della sua vita e fa di tutto per renderla ancor più meravigliosa. 🌻

Se ne avrete l'occasione, vi consiglio di approfittarne, senza paura nè vergogna.


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Per chi non si accontenta della superficie

"Lo yoga ci mostra come funziona la mente e ci aiuta a calmare i suoi movimenti, portandoci verso il silenzio. Lo yoga è quindi un'arte e una scienza della disciplina mentale attraverso cui la mente viene educata e sviluppata".

Con queste parole B.K.S. Iyengar (uno dei grandi maestri dello yoga scomparso tre anni fa) descrive questa millenaria disciplina. 🌷

Un obiettivo ambizioso quello che si pone lo yoga, non trovate?

Yoga consapevolezza

"Lo yoga ci mostra come funziona la mente e ci aiuta a calmare i suoi movimenti, portandoci verso il silenzio. Lo yoga è quindi un'arte e una scienza della disciplina mentale attraverso cui la mente viene educata e sviluppata".

Con queste parole B.K.S. Iyengar (uno dei grandi maestri dello yoga scomparso tre anni fa) descrive questa millenaria disciplina. 🌷

Un obiettivo ambizioso quello che si pone lo yoga, non trovate?

Se ci si ferma a un livello superficiale sembrerebbe concentrarsi solo sulla forma fisica, rendendo il corpo tonico e flessibile.
Ma scendendo in profondità agisce invece anche sulla mente, rendendola più tranquilla e meno schiava dei pensieri ripetitivi...che spesso ci conducono ad uno stato di malessere.

Per questo consiglio lo yoga a tutti coloro che ricercano un maggior benessere psicologico, o che desiderano mantenerlo in modo attivo.

Un percorso yogico non si sostituisce ad una buona psicoterapia in caso in cui sussista il bisogno, ma costituisce un suo valido alleato nella strada verso la cura.


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Come sollevare una critica senza scannarsi

Nelle relazioni sociali che viviamo ogni giorno può capitare di imbatterci in un comportamento o modo di fare di qualcuno che proprio non possiamo sopportare.


Il collega che a nostro parere sta svolgendo male un compito, il figlio che lascia sempre le sue scarpe in giro per la casa, il consorte che si mette a guardare lo smartphone mentre siamo a tavola con lui, il vicino di casa che tiene la musica troppo alta...

E allora...come fare per dirglielo senza litigare? Come possiamo far valere il nostro punto di vista senza diventare aggressivi?

Nelle relazioni sociali che viviamo ogni giorno può capitare di imbatterci in un comportamento o modo di fare di qualcuno che proprio non possiamo sopportare.
Il collega che a nostro parere sta svolgendo male un compito, il figlio che lascia sempre le sue scarpe in giro per la casa, il consorte che si mette a guardare lo smartphone mentre siamo a tavola con lui, il vicino di casa che tiene la musica troppo alta...

E allora...come fare per dirglielo senza litigare? Come possiamo far valere il nostro punto di vista senza diventare aggressivi?

La "comunicazione" è una abilità umana che si predispone alla modifica e al miglioramento, se solo ci rendiamo conto di quanto possiamo davvero fare per migliorarci e ci applichiamo con impegno. Quindi la bella notizia è che tutti noi possiamo imparare come sollevare una critica a qualcuno senza per forza scannarsi.

Come abbiamo già visto in un precedente post , esistono tre modi di comunicare: passivo - aggressivo - assertivo.

La modalità vincente per dare voce alla nostra critica senza passare noi dalla parte del torto è assumere una comunicazione assertiva. Vediamo che cosa significa.

Innanzitutto è necessario prendere atto della nostra tensione, rendendoci conto di quale emozione negativa (frustrazione, rabbia, delusione, ecc...) ci sta suscitando quel particolare comportamento, respirandoci dentro per qualche secondo. In questo modo compiamo il primo grande passo: riconosciamo e accogliamo la nostra emozione, legittimandone l'esistenza, senza scaraventare in modo reattivo la tensione sul malcapitato davanti a noi.
Importante quindi è prendersi sempre un po' di tempo per stare con sé stessi, dando voce a ciò che sentiamo, per poi decidere che cosa farcene. Altrimenti se non abbiamo noi chiaro che cosa sentiamo sarà impossibile comunicarlo bene all'altro!

A questo punto prima di aprire bocca ci sono ancora alcune domande che è utile porsi:

  • Qual'è il vero obiettivo che voglio raggiungere con questa critica? Litigare, o c'è un bisogno più profondo sotto? (Nel caso del consorte assorto dal telefonino, potrebbe essere ricevere maggiormente la sua attenzione) 
     
  • E' il momento giusto per comunicare? A volte è più saggio aspettare un secondo momento (ad esempio quando si è da soli senza altre persone attorno)
     
  • Sono emotivamente ben disposto? Se l'emozione che sento è troppo "calda" da non riuscire a farmi usare in modo lucido la testa, è più saggio allontanarmi e riprendere la comunicazione più tardi. 
     
  • L'altra persona è emotivamente ben disposta? Nello stesso modo, è bene assicurarsi che l'altro non sia troppo su di giri, altrimenti l'insuccesso è assicurato. Meglio chiedere un secondo confronto più tardi.

E' ora giunto il momento di aprire bocca per sollevare la nostra critica in modo costruttivo.
Proviamo a seguire queste indicazioni mentre lo facciamo:

Assertività psicologia
  • Critica il comportamento non la persona. Se dici al consorte "non mi guardi mai in faccia mentre mangiamo, sei un egoista" la persona si sentirà giudicata, offesa, e come reazione si metterà sulla difensiva. Se invece dici "quando guardi lo smartphone a tavola mi sento esclusa dal tuo mondo" stai parlando del suo comportamento che ti ferisce, senza giudicare nessuno.
     
  • Chiedi all'altro se condivide la percezione del problema e ascolta bene la sua risposta. A volte abbiamo invece l'istinto di chiudere le orecchie per far valere la nostra idea, costi quel che costi.
     
  • Parla in prima persona. Dire "io mi sento esclusa" esprime soltanto un tuo stato d'animo, l'altro non potrà che prenderne atto senza sentirsi attaccato. Dire "tu mi escludi" punta il dito addosso all'interlocutore che cercherà subito il modo di difendersi o giustificarsi.
     
  • Parla in modo chiaro e diretto. Evita allusioni o sottintesi, non porteranno da nessuna parte.
     
  • Affronta una questione alla volta. Semplifica la comunicazione, ci sarà tempo per affrontare anche le altre questioni.
     
  • Fai precedere la critica da un apprezzamento. Siamo tutti meglio disposti ad aprirci quando ci sentiamo visti e riconosciuti. Quindi partire da un'osservazione positiva aiuterà ad affrontare meglio l'osservazione negativa.

Non serve a nulla usare un atteggiamento aggressivo e agonistico verso l'altro se si vuole arrivare a un cambiamento, piuttosto è utile ricercare la sua collaborazione, affinché dalla critica sollevata si possa arrivare ad un accordo condiviso insieme.
E' chiaro che l'istinto iniziale è quasi sempre quello aggressivo, ma in quanto "animali sociali" siamo capaci di fermarci per aspettare un momento migliore, e modificare concretamente il nostro modo di comunicare se ci impegniamo.

Spero che dopo questo articolo vi venga voglia di provare a sperimentarvi!
E se le prime volte non andrà così bene, provateci e riprovateci ancora...rimanete curiosi di voi stessi, e scoprirete tante risorse che non credevate di avere.

Comunicazione psicologia

E' fondamentale modificare la nostra comunicazione se vogliamo aumentare la probabilità che anche l'altro comunichi bene con noi.
Antonio Tosi


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Con chi ti siedi a tavola?

Mettersi a tavola è un momento sacro nella giornata. Ci costringe a fermarci, sederci, interrompere gli impegni...dandoci un appuntamento fisso con lui, il nostro corpo, e con le altre persone con cui abbiamo la fortuna di condividere il pasto.

Ma spesso c'è un altro commensale seduto con noi...interviene ad intermittenza, disturba, ci distrae dalle sensazioni di pancia. Si mette in mezzo tra noi e gli altri, interrompendo i discorsi con arroganza e presunzione.

Mettersi a tavola è un momento sacro nella giornata. Ci costringe a fermarci, sederci, interrompere gli impegni...dandoci un appuntamento fisso con lui, il nostro corpo, e con le altre persone con cui abbiamo la fortuna di condividere il pasto. 🍒

Ma spesso c'è un altro commensale seduto con noi...interviene ad intermittenza, disturba, ci distrae dalle sensazioni di pancia. Si mette in mezzo tra noi e gli altri, interrompendo i discorsi con arroganza e presunzione.
Sappiamo che è nocivo averlo lì, ma non riusciamo proprio a non invitarlo ogni volta a tavola.

È il nostro cellulare. 📲

Quanti di noi fanno fatica a lasciarlo nell'altra stanza nell'ora del pasto? Io per prima.
E allora per aiutarmi cerco di riporlo lontano da me, almeno mentre mangio, e invito la mia famiglia a fare lo stesso con i loro telefoni.

Cosa ne dite di provarci tutti?

Magari cercando un rituale a inizio pasto in cui i commensali ripongono gli smartphone in una cesta o in un angolino prescelto.

Proviamo a condividere questa intenzione con le persone a noi vicine, insieme sarà più semplice scegliere con che cosa "connetterci"...gli odori e i sapori si faranno più presenti e prelibati, gli occhi dell'altro diventeranno lo spazio più importante dove posare lo sguardo.

 


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Psicologa Bergamo e provincia - dott.ssa Sara Citro

Articoli curati dalla Dott.ssa Sara Citro, Psicologa, Psicoterapeuta ed insegnante Mindfulness.


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