Lo Yoga attraverso gli occhi dei bambini
Lo Yoga è prerogativa solo dei grandi o si può trasmettere anche ai più piccoli?
Lo ha fatto Giulia Boffelli (studentessa di Psicologia all'Università Cattolica di Milano e praticante yoga presso MenteConsapevole) all'interno di una Scuola Materna della bergamasca...e con la sua dolcezza ha portato diciannove bimbe curiose ad appassionarsi sempre più a questa disciplina!
Ecco il suo racconto.
La passione verso lo Yoga e la curiosità verso il mondo magico dei bambini mi ha condotto ad uno stage, “Danzare colori e mandala”, tenutosi a San Paolo d’Argon (BG) e guidato dall’insegnante Lorena Bugatti, che ben presto mi avrebbe aperto una strada in cui la maestra ero io.
Praticante di Hatha Yoga da tre anni e interessata alla cultura indiana da molti di più, inizialmente ho pensato di parteciparvi per arricchire la mia conoscenza e la mia esperienza nello Yoga, riconoscendone l’importanza fin dai primi passi di vita, quando ancora la spontaneità e i mille perché dei bambini non conoscono filtri ma vivono il qui e ora del movimento.
Il percorso formativo mi ha insegnato ad ascoltare la voce del bimbo interiore spogliandomi delle maschere dell’adulto: osservare la parte infantile per divenire adulta è un prerequisito non solo per divenire maestra, ma anche per avvicinarsi in modo più autentico alla vita.
Pochi giorni dopo la partecipazione al seminario, sono stata contattata per iniziare questa esperienza alla Scuola Materna Teresa Zanchi ad Almè, dagli inizi di ottobre fino a maggio: una notizia che mi ha emozionato fin da subito, ma allo stesso tempo mi ha aperto a dubbi circa le mie effettive competenze. Di fronte alla proposta, ho scelto di lasciare tutte le mie incertezze al buio e intraprendere una iniziativa che, per quanto nuova e inaspettata, mi avrebbe permesso di sperimentarmi e guardare lo Yoga da un altro punto di vista, quello vissuto attraverso gli occhi dei bambini.
Dopo aver concordato il giorno (venerdì) e la durata (60 minuti), diciannove bambine hanno scelto di aderire a questo modulo pomeridiano: chi per curiosità, chi ancora un po’ incredula e chi ancora un po’ incerta dietro le lacrime per la mamma che l’ha lasciata da sola di fronte ad una sconosciuta. E così ha inizio il percorso: arrivo all’asilo, scendo nell’aula in cui si svolge anche l’attività di psicomotricità, preparo il tappeto e lo stereo e poi salgo a prendere le bambine che, nel frattempo, stanno facendo merenda.
Il venerdì inizia con i loro sorrisi e abbracci che mi danno sempre la voglia di stare con loro, anche quando i capricci si fanno sentire! E anche io divento bambina assieme a loro: mentre ci dirigiamo verso la stanza di Yoga, per evitare di disturbare le persone che lavorano nella struttura, racconto che scendendo di gradino in gradino è necessario stare in silenzio perché i fantasmi buoni stanno dormendo e se ci sentono, non ci apriranno la porta.
Ed è subito magia… loro si abbassano, fanno passi lenti e mettono la mano sulla bocca per coprire ogni possibile rumore che fuoriesce dalla bocca.
Arrivate dinanzi alla porta due sono le regole per entrare, il silenzio ed il sorriso: apro la porta e, quella che era una fila ordinata e silenziosa, si trasforma in una corsa sfrenata verso il tappeto.
Il primo momento della lezione è in cerchio: dopo aver spogliato le scarpe, ognuna di loro si va a posizionare sul tappeto centrale e tutte cercano di starmi il più vicino possibile: anche fare un semplice cerchio diventa quindi una impresa!
Così, per calmarsi un attimo, iniziamo ad inspirare ed espirare profondamente per qualche secondo, fino ad aver raggiunto un clima più sereno e pacifico.
In cerchio tutte ci teniamo la mano, una rivolta verso la Terra e una verso il Cielo e durante questo momento esprimiamo un motivo che ci rende felice, cosa abbiamo fatto di bello durante la giornata o, se le parole vengono meno, ci riscaldiamo con un massaggio di gruppo.
La seconda fase è dedicata agli esercizi: dal momento che il canale privilegiato dei bambini è il gioco, lo Yoga entra nel mondo dei bambini in questa forma. Ciò che importa non è raggiungere l’asana perfetto o seguire il ritmo del respiro durante le varie posizioni ma divertirsi nello stato di consapevolezza: e così le diciannove bambine si trasformano in stupendi alberi, delicate farfalle, forti guerriere e timide tartarughe. Queste posizioni sono spesso introdotte da fiabe yogiche, giochi creativi e danze, in modo che il bambino non perda di vista l’importanza di saper sorridere nell’esplorazione di questo nuovo mondo e la novità di attività sempre diverse.
L’ultima fase è dedicata al rilassamento che può essere raggiunto in diversi modi: il disegno rappresenta il metodo privilegiato e preferito dai bambini che permette di concentrarsi e prendersi uno spazio di qualche minuto tutto per sé. Spesso a fine lezione me ne regalano uno e, recentemente, uno in particolare ha colto la mia attenzione.
In questo disegno era rappresentata una figura con due lineette gialle sopra le braccia… rivolgendomi alla bimba le chiedo “Cosa sono questi due segnetti gialli?” e lei “Sono due ali”, “Per volare come una fata?” chiedo io e lei risponde a sua volta “No, per volare via. A volte in casa neanche il mio fratellino vuole giocare con me”. E così, dietro a due semplici linee si nasconde un mondo emotivo intenso che il disegno, lo Yoga, il gioco, la danza e l’attività creativa nella sua generalità, permette di far emergere.
Essendo una stanza ricca di giochi e molti oggetti, i bambini sono esposti ad elevata distraibilità: così, ancora una volta ricorro all’elemento fantasioso, dicendo ad esempio, che i birilli sono esseri velenosi e che, una volta toccati, non permettono più di giocare. I bambini subito ci credono e vedendo alcune bambini che disubbidiscono, si precipitano da me dicendo: “Maestra dille che sono pericolosi!!”.
Nonostante i capricci, vuoi per la stanchezza o per il sonno, i sorrisi di queste diciannove bambine che mi riempiono di affetto, riescono a rendere questa semplice ora di Yoga un capolavoro.
Il grazie va quindi principalmente a loro che, pur così piccole, mi insegnano ogni volta a diventare più grande.