Ad ogni praticante il suo asana: lo Yoga come un "abito su misura"

L'unicità della pratica Yoga

Uno degli aspetti particolari dello Yoga è che si tratta di una disciplina adattabile a qualsiasi persona: non richiede caratteristiche fisiche precise per poterlo sperimentare. Non bisogna essere magri, snelli, agili o atletici. Non è necessario essere giovani.
Inoltre, a differenza di molti sport, non ci sono prestazioni ottimali a cui dover tendere, non ci sono classifiche né graduatorie.

A volte chi si approccia per la prima volta a questa disciplina rimane infatti sorpreso di non trovare alcuna spinta alla "performance" e nessun confronto tra chi è più o meno bravo.

L'istinto alla competizione (verso gli altri, ma soprattutto verso sé stessi) può emergere in modo particolare quando entriamo ed usciamo nelle posizioni fisiche (asana) dello Yoga: è qui che incontriamo i nostri "limiti" corporei, le tensioni accumulate nei muscoli, le eventuali rigidità dovute all'età o magari alle posture assunte nella giornata.

Ed è proprio in quelle circostanze che è utile sapere che non esiste un'unica posizione a cui dover per forza arrivare, ma possono esistere tante posizioni quanti sono i praticanti. Cosa vuol dire?
Significa che un particolare asana potrà essere assunto in tanti modi diversi quante sono le persone che provano ad assumerlo. E' un po' come un abito su misura che proviamo ad indossare con il nostro corpo: il suo aspetto esteriore potrà essere simile al vestito degli altri, ma ognuno lo cucirà seguendo le proprie misure, per stare alla fine tutti comodi e a nostro agio. 
E la cosa bella è che solo noi possiamo conoscere le nostre "misure", poiché solo noi possiamo sapere davvero come quella posizione Yoga ci fa sentire nel profondo.

In questa ricerca tuttavia non procediamo da soli, ci sono i suggerimenti dell'insegnante ad accompagnarci. Ogni asana possiede infatti tutta una serie di varianti (dalle più semplici alle più complesse) che permettono di entrare in quella specifica posizione rispettando le diverse fatiche che emergono. Esistono inoltre una moltitudine di attrezzi (cinghie, coperte, mattonelle, ecc.) che possono venire in nostro aiuto per aumentare la comodità dell'asana.

Con il supporto dell'insegnante potremo allora trovare il modo tutto nostro di entrare nell'asana, magari molto distante dai compagni affianco a noi. E così avremo contattato davvero il nostro "sentire" autentico che quella posizione ci sta trasmettendo. Per poterlo fare può essere utile chiudere gli occhi: in questo modo la mente è aiutata a collegarsi con i segnali propriocettivi inviati dalle periferie del corpo, per farsi così guidare da essi.

A volte nelle sale Yoga è presente lo specchio (magari la palestra in cui viene condotto il corso lo predispone per altre attività), ma in realtà guardarsi allo specchio può rendere più difficile ascoltare le sensazioni interne. Rispetto alla metafora dell'abito su misura, si potrebbe dire che lo specchio rischia di farci concentrare più sull'aspetto esteriore del nostro abito piuttosto che sulle sue misure: ci aiuta a focalizzarci sull'immagine esterna di noi e degli altri mentre pratichiamo, ma ci distoglie dalla nostra sensibilità propriocettiva.

Quindi l'invito prima di cominciare ogni pratica è quello di tenere sempre presente che non c'è nessun obiettivo da raggiungere, nessun modello da imitare...ci sono a disposizione "abiti da indossare" per tutti, uno diverso dall'altro, proviamo ad entrarci scegliendo quello più confortevole per noi, quello che ci permette davvero di sentirci a casa.  

Ascoltarsi durante la pratica Yoga

"Il vostro vissuto è unico, non ha nulla a che fare con quello della persona che pratica accanto a voi. Non c'è nulla da copiare o imitare: solo la vostra personale esperienza si inscriverà in voi"
Gérard Blitz


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