Sara Citro Sara Citro

Emozioni e pandemia: storie di vita nella stanza della psicoterapia

UN MIO ARTICOLO PUBBLICATO SU ARSCORPOREA PAPER.

Adjustments.jpeg


Fin dall’inizio della pandemia ho seguito l’andamento psicologico dei miei pazienti, grazie ad una modalità online che ha assicurato senza grossi limiti la continuità della psicoterapia.

Ora che è trascorso un po’ di tempo da quando tutto ebbe inizio, mi fermo a tirare qualche filo, condividendo ciò che ho potuto osservare e rielaborare.

La pandemia conferma che anche di fronte ad un evento identico e universale come l’infezione mondiale da virus, esistono una moltitudine di reazioni psicologiche differenti, tanti quanti sono gli esseri umani che entrano in contatto con l’evento.

Le reazioni sono molto diverse le une dalle altre, e spesso si collocano addirittura a poli opposti.

In questi mesi ho attraversato insieme ai miei pazienti emozioni faticose, inaspettate, travolgenti e a volte definibili “controcorrente” rispetto al sentire popolare.

È importante nel leggere questo articolo - ma più in generale in ogni confronto umano - sospendere qualunque forma di giudizio. 

Non esiste la reazione giusta o sbagliata, appropriata o inopportuna, eticamente corretta o scorretta: quando vibrano le nostre emozioni, ognuno si mette a “suonare” a seconda dello strumento di cui è composta la sua personalità. E suoniamo rimanendo coerenti a noi stessi, al nostro modo di funzionare e al punto in cui ci troviamo nel nostro percorso di crescita personale.

Ma vediamo ora più da vicino alcune storie di vita di cui sono stata testimone in questi mesi.

Inizio con Antonio, un signore che sto accompagnando a causa di un episodio depressivo cominciato mesi fa, dal quale ormai è venuto fuori, e che ora sta lavorando con me nel consolidare quell’equilibrio emotivo che ha visto precipitare da un giorno all’altro intensamente.

Antonio da ormai troppo tempo non lavora, in concomitanza con l’esordio della depressione si era infatti trovato disoccupato. 

Quel rimanere a casa senza lavoro, alla sua età ormai adulta, stava nutrendo subdolamente il suo “schema mentale depressivo” che in sintesi è composto da queste convinzioni irrazionali: “sei un fallito, sei tu quello colpevole e sbagliato”.

La disoccupazione da un lato nutriva i meccanismi mentali della depressione, ma nel contempo gli permetteva anche di rimanere dentro la “bolla protetta” delle mura domestiche, consentendogli di non esporsi a nuovi rischi di percepirsi fallito nella vita lavorativa reale.

Ad un certo punto però è comparso il Coronavirus, e di lì a poco anche il lockdown...e dunque come ha reagito Antonio di fronte all’intera popolazione italiana bloccata in casa?

Antonio si è sentito sollevato.

Antonio per la prima volta dall’inizio della depressione non si è percepito lui quello “diverso”, quello rinchiuso in casa senza occupazione.

È entrato in contatto con la fragilità degli altri, del mondo, e questo ha avuto una risonanza rassicurante per il suo cuore ferito e “solo”.

Assistendo in prima persona la malattia di un suo stretto familiare, è tornato addirittura a percepirsi un punto di riferimento per la sua famiglia, proprio come accadeva ante-depressione.

È stato per me emozionante essere al suo fianco in questo attraversamento, senz’altro distante dal sentire comune ma perfettamente coerente con il funzionamento di Antonio.

Quando però il lockdown ha lasciato il posto alla cosiddetta fase 2, è tornato in contatto con la paura di esporsi al fallimento...ma ora Antonio appare più pronto per affrontarla.

Sento che questa situazione assurda di reclusione collettiva ha donato barlumi di fiducia al suo cuore rassegnato.

Una storia simile è quella che ho osservato in Michela. 

Da tantissimi anni soffre di derealizzazione, quando è in mezzo a tanta gente spesso avverte una sensazione di distacco dalla realtà circostante.

Durante questo anno di psicoterapia insieme stiamo raffinando una serie di strategie per “convivere” al meglio con questo disturbo decennale, in modo da potersi muovere liberamente nel mondo senza evitare i contesti affollati (come invece d’istinto tende a fare).

Con il lockdown Michela ha interrotto da un giorno all’altro la sua attività di lavoro,

per due mesi non le è stato possibile nemmeno lo Smart working, si è trattato per lei proprio di un on-off lavorativo.

E come si è comportata la derealizzazione di Michela in tutto questo tempo?

È sparita completamente!

Era da anni che i suoi sintomi non le avevano dato tregua per così tanto tempo.

Similmente ad Antonio ho intravisto in lei un senso di sollievo, nel suo caso addirittura un senso di liberazione.

Ora stiamo esplorando insieme la possibilità di rientrare gradualmente nell’ambiente fisico del suo lavoro “ripulita” dai circuiti viziosi abituali della sua mente, mantenendo però questa centratura ritrovata dopo anni di smarrimento.

Al polo opposto si colloca invece la reazione di Eleonora, giovane adulta che soffre fin dall’adolescenza di crisi di ansia, e che si è trovata ad affrontare anche le “ansie da gravidanza” in pieno Coronavirus. 

Senz’altro per il suo carattere non avrebbe mai pianificato la maternità durante una pandemia, se avesse potuto!

La terra sotto ai piedi le è iniziata a tremare, tutto le appariva incerto e i pensieri catastrofici hanno iniziato a farsi pesanti. 

È un tuffo nel terrore puro. 

E io mi tuffo insieme a lei...consapevole che per poterne uscire tranquilli e rassicurati dobbiamo prima guardarli in faccia i nostri fantasmi. 

Radicamento, respiro e lavoro corporeo hanno aiutato gradualmente Eleonora a prendersi cura delle sue paure, a sentirsi più sicura nelle sue gambe a terra, e soprattutto non da sola in questo attraversamento difficile. E nel frattempo il Coronavirus è passato lentamente in sfondo di seduta in seduta, smettendo di essere protagonista della scena come era all’inizio.

E poi c’è la storia ancora diversa di Giacomo, ragazzo universitario che da più di un anno accompagno in una psicoterapia a causa dell’insorgenza di pensieri ossessivi fastidiosi e faticosi da lasciar andare.

Se fosse stato per Giacomo non avremmo mai parlato del tema Coronavirus da tre mesi a questa parte!

Tutto concentrato sui suoi pensieri ossessivi (e soprattutto sul dubbio incessante che i contenuti angoscianti di tali pensieri sarebbero potuti essere veri), non poteva permettersi di dare spazio anche a tutta questa situazione altrettanto “minacciosa”.

Non avendo né lui né la sua famiglia contratto il virus, la sua mente iper-razionale non sospettava che l’emergenza sanitaria in corso avrebbe comunque potuto impattare su di lui a livello emotivo, e dunque avere degli effetti anche sulla frequenza ed intensità dei pensieri ossessivi...che alla fine altro non sono che un riflesso cognitivo di emozioni destabilizzanti che fatichiamo a processare in modo fluido e consapevole.

Con Giacomo il lavoro è stato quindi contrario a quello che ho svolto con Eleonora: se con lei lo sforzo era mirato a depotenziare il tema Coronavirus nella sua vita, con lui l’ho invece portato provocatoriamente in seduta, in modo da poter cogliere tutte le risonanze emotive che questa situazione stava inevitabilmente creando anche su di lui.

Durante le psicoterapie è per me appassionante essere a fianco delle persone mentre “vibrano” di fronte agli eventi che accadono loro, ma poter osservare questo processo in un periodo storico in cui tutti stavamo vivendo lo stesso di evento, è stato particolarmente interessante!

E in questo processo, tra l’altro, ero e sono dentro anche io, come essere umano vulnerabile al virus e come cittadina della stessa città di Bergamo.

Quindi non solo ho potuto osservare le diverse reazioni emotive dei pazienti, ma anche il mio sentire che vibrava dietro le quinte in un modo ancora diverso e personale. Mai mi sono sentita così intensamente “vicina” ai pazienti come in questo periodo!

Ringrazio ognuno di loro, per avermi insegnato anche in questa occasione quanta bellezza risiede in tutti noi esseri umani, così fragili e così forti nello stesso tempo.

Quanto c’è da esplorare e conoscere nelle profondità di noi stessi, quando riusciamo a lasciare da parte qualsiasi forma di giudizio e ci apriamo ad una amorevole curiosità, che tutto può accogliere e tutto può sostenere!

Scopri di più
Sara Citro Sara Citro

Alleati con il sintomo

L’istinto è quello di volerli eliminare i nostri sintomi, e anche subito. Altro che allearci con loro!

Sono nemici, inutili, e incompatibili con la possibilità di vivere serenamente.

La grande rivoluzione accade quando comprendiamo che invece i nostri sintomi sono spie della macchina che si accendono, e grazie al loro lampeggiare evitiamo di andare a sbattere direttamente fuori strada, prendendo invece la direzione del meccanico.

Sono campanelli d’allarme, antifurti che suonano, pentole a pressione che iniziano a fumare e fischiare.

Perché arrivano dunque?

Per mandarci dei MESSAGGI, per costringerci a FERMARCI, per segnalarci che dobbiamo MODIFICARE IL TIRO.

A volte il messaggio è “smetti di farcela da solo, non devi dimostrare nulla a nessuno, chiedi aiuto!!”.

Altre volte andiamo talmente di corsa ciechi alla vita che il sintomo ci permette di fermarci e recuperare energie vitali.

Altre volte ancora attraverso il sintomo inconsapevolmente lanciamo dei segnali di fumo a qualcuno di importante per noi: ci mettiamo nella condizione di essere noi le persone da “accudire”, bisognose di attenzione e cura, e così l’altro si dedica a noi attraverso proprio quel sintomo.

IMG_1442.jpeg

Cosa fare allora quando subentra un sintomo? Allearci con lui.

Con una curiosità gentile e delicata, domandarci innanzitutto quale messaggio ci sta consegnando tra le mani.

Ringraziarlo per la sua visita (ambasciatore non porta pena!).

Prenderci cura di quel BISOGNO NASCOSTO che ha dovuto addirittura scomodare un sintomo per farsi vedere e sentire.

E con il tempo, con la pazienza, ma soprattutto con chili di delicata gentilezza verso noi stessi, impariamo a LAVORARE D’ANTICIPO.

Cercando di avere sempre più in mente i nostri bisogni e imparando strategie più funzionali ed evolute per prendercene cura e soddisfarli.

È un lavoro di squadra, dove non esiste nessun nemico da combattere.

Scopri di più
Psicologia Sara Citro Psicologia Sara Citro

Vivi o sopravvivi?

A volte attendiamo la “perfezione” per poterci godere la Vita. Ma, chissà perché, quella condizione perfetta per poter vivere alla fine sembra non arrivare mai!

Fatichiamo ad accettare le mille sfumature grigie delle nostre esistenze, tendiamo a suddividerle in momenti BIANCHI e momenti NERI.

Attendiamo la fine della settimana per poter finalmente vivere nel week end.
Attendiamo la fine di un sintomo/fastidio fisico per poter tornare a sorridere, ridere, o pronunciare quelle parole magiche “ti voglio bene”, “ti amo”.
Attendiamo di cambiare lavoro, perché solo così ci sentiremo persone realizzate e felici.

Così facendo, trascorriamo più tempo ad aspettare la stagione successiva piuttosto che a goderci il caldo e il freddo della stagione presente.
Demonizziamo l’inverno in attesa dell’estate, ma appena viene il caldo rimpiangiamo un po’ di fresco che possa acquietare il sudore.

Ma la Vita è QUI e ADESSO!
La perfezione è solo un’allucinazione visiva, una mera illusione ottica.

E mentre rincorriamo la perfezione, staremo solo SOPRAVVIVENDO.
Saremo ciechi alla Vita, rinunceremo alle vere gioie che abbiamo a portata di mano, perché non le vediamo proprio, troppo intenti a rincorrere un’illusione.

Ma sei sicuro di voler solo sopravvivere.
Dipende tutto da te. Apri gli occhi, e risvegliati.

(Queste riflessioni accompagnano ogni mio risveglio al mattino, momento della giornata in cui si fa più intensa dentro di me quella ricerca di perfezione. Ogni giorno lo ricordo a me stessa: di tornare qui, di lasciar andare le aspettative di perfezione, di radicarmi nella stagione presente. Perché anche la ricerca dell’accettazione non è perfetta, e mai lo sarà, va semplicemente nutrita e innaffiata di attenzione ogni giorno).

[Questa foto l’ho scattata quest’oggi al risveglio. E ho sorriso, accorgendomi di quanta bellezza c’è anche oggi, in questa giornata imperfetta!] ☀️

IMG_1118.jpeg
Scopri di più
Psicologia Sara Citro Psicologia Sara Citro

Il tempo della Cura

Alcune riflessioni su questo tempo difficile che stiamo attraversando, pubblicato su l’Eco di Bergamo il giorno 21 Aprile 2020.

ARTICOLO PUBBLICATO SU L’ECO DI BERGAMO IL GIORNO 21 APRILE 2020

Una foto scattata da casa mia durante la quarantena, con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII (Bg) incorniciato da Città Alta.

Una foto scattata da casa mia durante la quarantena, con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII (Bg) incorniciato da Città Alta.

Come lo ricorderai?

Lo ricorderò come il il tempo della Cura.

La Cura dei nostri parenti e amici malati, che con impotenza abbiamo dovuto delegare interamente alle mani degli operatori delle ambulanze, degli infermieri e dei medici degli ospedali.

La Cura dei nostri cari scomparsi, che con sofferenza abbiamo dovuto delegare a chi ha incontrato il loro sguardo per l'ultima volta, mentre li ricopriva con teli imbevuti di disinfettante.

La Cura degli operatori delle pompe funebri e dei militari, che hanno accompagnato i loro corpi verso gli ultimi istanti qui sulla terra.
La Cura dei sacerdoti, che al di fuori delle camionette li hanno benedetti come mai hanno fatto con altri fratelli cristiani.

bergamo psicologia

La Cura potente e meravigliosa inviata da lontano, ogni volta che raggiungiamo con il pensiero chi sta male o chi amiamo ma non possiamo abbracciare.
La Cura nel chiedere "come stai oggi?", la domanda più popolare e importante dei nostri scambi quotidiani.
La Cura nel rispondere a quella domanda, per rassicurare il cuore appeso a un filo in attesa di buone notizie.

La Cura che poniamo pregando, meditando, o semplicemente raccogliendoci nel silenzio.

🌿

La Cura nel rispettare regole condivise, anche se richiedono qualche sacrificio.
La Cura verso figli, genitori, mariti, mogli, sorelle, fratelli e nonni, ogni volta che rinunciamo a vederli per proteggere la loro vita.

La Cura che stiamo donando alla nostra casa, rifugio di sicurezza verso cui essere grati.
Forzatamente fermi, curiamo ogni suo angolo, lo puliamo, lo ordiniamo con dedizione.
Balconi, terrazzi e finestre non rappresentano più la sede di sigarette fumate di fretta, ma divengono dimore di luce e ossigeno dove poter sostare e respirare.

🌬️

La Cura di quel vicino di casa di cui forse ignoravi l'esistenza, che in pigiama dalla sua finestra scambia qualche parola con te, o addirittura va a farti la spesa.

La Cura di chi ogni giorno va al lavoro, con la paura dietro la mascherina, perché il suo contributo è troppo importante per fermarsi.

La Cura che dedichiamo al nostro corpo, tutti consapevoli della sua vulnerabilità e provvisorietà.
Ogni giorno curiamo le nostre ferite, fisiche ed emotive, che questa "guerra" ci sta arrecando. Parola bellica che tanti stanno usando, dal suono forse inappropriato per chi la guerra davvero la subisce, o l'ha attraversata, ma purtroppo consona se contiamo i troppi innocenti caduti.

L'attesa della Cura, quella del vaccino, l'unica e sola che davvero ci farà vincere.
La Cura nella sperimentazione messa in atto da medici, biologi, chimici e ricercatori, ai quali andrà tutta la nostra riconoscenza quando un giorno ci comunicheranno che il vaccino è pronto per essere utilizzato.

La Cura nelle parole scelte da Papa Francesco, che sotto la pioggia in Piazza San Pietro ci ricorda che siamo tutti sulla stessa barca, e che nessuno si salva da solo.

La Cura nell'emettere donazioni piccole o gigantesche, nel costruire ospedali da campo in poco più di una settimana, creando così gesti e azioni dalla risonanza salvifica.

Lo ricorderemo come il tempo in cui stringerci come mai davvero avevamo fatto, unendo i nostri cuori lontani in un abbraccio umanitario e pieno di Amore.

Quell'Amore potente e commovente, che nutre e muove ogni nostro gesto di Cura.
Quell'Amore a cui va tutti i giorni il nostro Grazie.

💚

Quell'Amore che ci Salverà.

🙏

Sara Citro
Bergamo

Ecco l’articolo completo pubblicato su l’Eco di Bergamo il 21.04.2020

Ecco l’articolo completo pubblicato su l’Eco di Bergamo il 21.04.2020

Scopri di più
Sara Citro Sara Citro

La mia Mindful Eating - Storia di un percorso verso il Natale

LA MIA MINDFUL EATING - Storia di un percorso verso il Natale

Il 4 novembre 2019 ho deciso di iniziare un percorso di Mindful Eating verso il Natale, in cui ogni giorno impegnarmi ad essere consapevole durante i momenti dei pasti.

Sono ormai trascorsi quasi 50 giorni ed è giunto il momento di fare un bilancio, o meglio un riassunto, delle esperienze provate e sperimetate!

La mia fatica più grande non è stata praticare tutti i giorni, come potevo aspettarmi, ma condividere sui social quotidianamente un post della mia esperienza. Perchè per far questo dovevo “preoccuparmene” durante il momento del pasto, pensando ad una foto bella da scattare, farla, ma senza che questo inquinasse la mia pratica. Inoltre dovevo poi dedicare del tempo alla creazione del post finito il pasto, o alla sera terminato il lavoro, rischiando di togliere tempo al momento presente.

Questo indica l’ambivalenza che esiste dentro il mondo virtuale della condivisione: ottimo e potente mezzo per poterci incontrare, connettere, e appassionarci insieme, ma anche terribile poteziale nemico della consapevolezza.

Ecco un video con un piccolo spunto per limitare il rischio del disturbo del cellulare a tavola (e non solo).

Per i primi 35 giorni ho tenuto fede all’impegno di condividere ogni giorno, al 36esimo giorno mi sono fermata a riflettere. Ascoltandomi, ho capito che a quel punto del percorso era più rispettoso per me condividere soltanto quando questo non mi toglieva tempo alla vita. Ho perso in continuità sui social, ma ho guadagnato rispetto, morbidezza e gentilezza verso me stessa, a discapito dei “devo” rigidi che a volte la mente tende ad imporre.

Ma cosa ho sperimentato in questo percorso?

Sono entrata ancora più in contatto con i 9 TIPI DI FAME, che conoscevo bene nella teoria ma ancora mai avevo così ben esplorato nella pratica.

Ecco un video in cui spiego nel dettaglio di cosa si tratta.

Tra tutte, è la potenza della FAME DEGLI OCCHI che più mi ha colpito.
Anche se l’organismo è pieno, sazio e appagato, vedere determinati alimenti è estremamente affascinante…tanto che a volte conviene non averli proprio nella dispensa per non “cascare” in tentazione!

Ma fermandomi prima di agire in automatico, e chiedendomi “CHI HA DAVVERO FAME?”, è stato possibile non divenire vittima dei miei occhi, rispettando in modo più sano e saggio il mio corpo.

Mi riferisco ad esempio ai cioccolatini della dispensa, i datteri, i confetti, e tanti altri dolcetti che sono stati in queste settimane le mie fonti di tentazione, soprattutto come chiusura dolce alla fine dei pasti.

Un aspetto chiave in questo processo è stato disporre di tanta GENTILEZZA nei miei riguardi, così da non vivere la scelta del cibo come una lotta o un’imposizione rigida, ma come una proposta sana che la mente esprime al corpo.

Più volte mi sono ripetuta questa frase “Rendi la mente a servizio del corpo, non il corpo a servizio della mente”.

Non sempre però riusciamo a far dialogare in modo armonico e sereno pensieri e istinti corporei, e quando questo accade occorre ricorrere al doppio della gentilezza!

Quando non sono riuscita in questo, ho provato a PERDONARMI. E al pasto successivo mi sono detta “questo è un altro inizio”.
Ogni giorno, ogni pasto, è stato un inizio.

Ogni giorno, ogni pasto, è e sarà un inizio.

Al termine di questi 50 giorni mi sento più IN CONTATTO con il cibo, più allenata a guardarlo, annusarlo, e gustarlo con attenzione, anche se si tratta di cibi che conosco e mangio da una vita. Proprio ieri mi sono accorta che il gusto della parte dura e bianca della costa è molto simile al gusto della barbabietola rossa. :-)

Mi sento più CURIOSA verso il cibo, più curiosa verso il mio rapporto con il cibo.

Ecco alcuni scatti di questo percorso.

Ovviamente questo cammino consapevole verso il Natale non avrà fine con il 25 dicembre!

Con questo allenamento “intensivo” appena fatto, sarà più semplice e immediato continuare nel mio viaggio dell’ALIMENTAZIONE CONSAPEVOLE.

Scopri di più
Psicologia Sara Citro Psicologia Sara Citro

Mi posso fidare?

Tanti disturbi psicologici di noi esseri umani sono "disturbi della fiducia".

Abbiamo imparato a non fidarci...di noi stessi, delle persone che ci hanno messo al mondo, di nostro marito o nostra moglie, dei medici, del mondo, della vita.

Ma soltanto ritrovando la possibilità di fidarci potremmo davvero vivere una vita piena, ricca, bella e gioiosa!

Tanti disturbi psicologici di noi esseri umani sono "disturbi della fiducia".

Abbiamo imparato a non fidarci...di noi stessi, delle persone che ci hanno messo al mondo, di nostro marito o nostra moglie, dei medici, del mondo, della vita.


Abbiamo dentro delle ferite che ci hanno obbligato, per poter sopravvivere, a difenderci. Chiudendoci. Non fidandoci. Non osando più. Credendo in questo modo di evitare di soffrire ancora.


Ma soltanto ritrovando la possibilità di fidarci potremmo davvero vivere una vita piena, ricca, bella e gioiosa!

Abbassiamo le difese, e prendiamoci cura delle nostre sofferenze. Non chiudiamole dentro dei muri, ma diamo loro la voce che si meritano.


Quella voce, se la ascoltiamo profondamente, ci starà dicendo che ha un disperato bisogno di tornare a fidarsi.


🌸


Diamole valore, diamole ascolto.


Fidiamoci innanzitutto delle nostre sensazioni, quelle vere, autentiche, di pancia. Sono le nostre prime alleate.


E poi, lentamente, espandiamo la nostra fiducia alle persone a noi care, ai nostri amici, ai nostri colleghi, alle persone che ci circondano.

In fondo, sono tutti esseri umani come noi, imperfetti esseri umani che molto spesso sbagliano, e a volte ci feriscono anche, senza forse neanche saperlo.


Un passo alla volta torneremo a fidarci anche della "vita", come quando eravamo piccoli, e guardavamo il mondo con gli occhi innamorati.


🌷

 

IMG_6700.JPG
Scopri di più
Psicologia Sara Citro Psicologia Sara Citro

Una genuina curiosità

Di cosa hanno bisogno i nostri bambini? 🐻

Che cosa possiamo donare loro di veramente prezioso? 💫

Un pizzico della nostra curiosità, quella vera, quella autentica.

La curiosità verso il loro "mondo", fatto di storie, emozioni, sogni, delusioni, voglia di essere loro stessi.

Di cosa hanno bisogno i nostri bambini? 🐻

Che cosa possiamo donare loro di veramente prezioso? 💫

 

Un pizzico della nostra curiosità, quella vera, quella autentica.

La curiosità verso il loro "mondo", fatto di storie, emozioni, sogni, delusioni, voglia di essere loro stessi.


Quando si sentono davvero visti da un paio di occhi curiosi, possono esplorare con più fiducia la loro esperienza interna. Sentono che c'è spazio per esprimersi, sentono che noi adulti gli stiamo donando quello spazio.


LO SPAZIO DI ESISTERE, nelle loro forze ma soprattutto nelle loro vulnerabilità, che li rende unici e veri. 🌱


Quando invece non siamo curiosi, o proviamo ad esserlo in modo forzato e costruito, loro se ne accorgono.

Sì, perché i bambini hanno dei poteri speciali: non hanno ancora sviluppato le capacità linguistiche raffinate di noi adulti, ma sentono tutto, si accorgono di tutto!

Non sono in grado di dirci "mamma, per favore, incuriosisciti un po' di me", ma incassano il colpo diventando a loro volta poco curiosi di sé stessi.

Incassano il colpo credendo che ciò che esiste dentro di loro forse non è poi così importante, se non ha destato l'interesse di mamma e papà.


Un dono speciale che possiamo fare loro è nutrire la nostra curiosità verso ogni dettaglio del loro essere, guardandoli negli occhi, esplorando le loro espressioni, interessandoci autenticamente.

 

🌺


Un bambino che si sente "visto" oggi, diverrà un adulto che potrà e saprà guardarsi dentro domani, con coraggio e fiducia.

IMG_6665.JPG
Scopri di più
Psicologia Sara Citro Psicologia Sara Citro

Ridere per stare bene

Quand'è l'ultima volta che hai riso insieme a qualcuno? Lo fai spesso? 

Ridere insieme ad un'altra persona è uno dei modi più evoluti e sorprendenti che abbiamo per stare in relazione. 😀

Quand'è l'ultima volta che hai riso insieme a qualcuno? Lo fai spesso?

Ridere insieme ad un'altra persona è uno dei modi più evoluti e sorprendenti che abbiamo per stare in relazione. 😀

I nostri sguardi si incontrano, c'è complicità, alleanza, una meravigliosa energia positiva e pura circola e abbonda tra noi. 
Che sia una risata leggera o una risata profonda, il rapporto tra essere umani non può che risplendere quando ci lasciamo andare a queste emozioni. 🦋

Per qualcuno di noi è un processo spontaneo e naturale, per altri richiede una certa fatica.
Sì, perché "concedersi" di ridere può non essere un fatto scontato. Significa fidarsi, affidarci, lasciarci andare, e soprattutto sentire che "meritiamo" questa GIOIA CONDIVISA.

A volte apprendiamo nella nostra vita che non possiamo permetterci di ridere, o di ridere troppo, perché per svariate ragioni chi ci cresce ci ha mandato questi messaggi. Molto spesso inconsapevolmente, senza saperlo.

Ma una volta adulti, possiamo scegliere di ridere, possiamo ricercare questo tipo di momenti con le persone a noi vicine, possiamo recuperare tutte quelle emozioni di gioia condivisa che forse abbiamo nutrito poco.

Perché tutti ci meritiamo di ridere, di gioire.

Anche tu.

🎈

Concedersi di ridere

Scopri di più
Mindfulness Sara Citro Mindfulness Sara Citro

I doni meravigliosi della Mindfulness

Quali benefici regala la Mindfulness?

Proviamo a scoprirlo da chi l’ha davvero provata a sperimentare.

Quali sono i doni che la pratica Mindfulness genera al corpo e alla mente?

mindfulness bergamo corso

Proviamo a scoprirlo direttamente da chi l’ha provata, dalle persone con cui ho avuto l’onore di attraversare passo dopo passo un percorso di consapevolezza Mindfulness.

Ecco le loro testimonianze, che hanno scritto al termine del percorso intrapreso insieme:

🌿 Ho imparato a respirare e ad essere presente con i miei figli, apprezzare il cibo e il piacere di mangiare.

🌿 Mi ha aiutata a gestire l’ansia, concentrandomi su di me e sulle piccole grandi cose che mi circondano.

🌿 Maggiore consapevolezza in generale, ma soprattutto un aiuto concreto per gestire ansia e stress nella vita quotidiana. Sapere di avere un’ancora per tornare al qui e ora è stata una scoperta fantastica.

🌿 Il beneneficio più grande è stato imparare ad ascoltarmi. Imparare che esisto e che ho dentro molte cose che avevano bisogno di affiorare nella consapevolezza.

🌿 Consapevolezza delle mie emozioni. Ciò mi ha permesso di guardarle, osservare il mio corpo quando si manifestano senza allontanarle.

🌿 Sono mattoncini che credo porterò per sempre nel mio viaggio. La frase “sono solo pensieri” mi risuona, mi rasserena, e ridimensiona le problematiche giornaliere. Faccio meditazione più volte alla settimana e so che ora posso farla ogni volta che ne avrò bisogno…a gratis!

🌿 Mi infonde serenità e sicurezza. Mi stimola ad essere determinata e costante. Mi ha fatto capire meglio come amarmi e accettarmi.

Come si evince dalle loro parole, la Mindfulness agisce su ogni persona in modo diverso: ognuno sviluppa benefici personali, magari diversi dagli altri compagni di pratica.

La Mindfulness è infatti come un “abito su misura”, da indossare con morbidezza provando a starci comodi, con i nostri tempi. Non è una tecnica rigida, da percorrere tutti nello stesso modo, o che ambisce a dei particolari risultati.
Praticando, in semplicità e nel rispetto delle nostre unicità, senza chiederle nulla ci ripaga donandoci semi preziosi, che una volta piantati rimangono, formando un terreno di crescita fertile.

E ogni volta che lo desideriamo possiamo farli crescere, nutrendoli con il nostro umile e universale intento di farci del bene…meditando, in semplicità, i semini diverranno germogli, e i germogli nel viaggio della vita potranno evolvere in meravigliose piante.

Auguro a tutte le persone incamminate in questo viaggio di non stufarsi mai di nutrire i propri germogli, di non dimenticarsi mai di innaffiare la propria anima.

mindfulness bergamo benefici

Scopri di più
Psicologia Sara Citro Psicologia Sara Citro

Cosa può insegnarci l'autunno?

 🍁 Le foglie d'autunno sono le protagoniste del LASCIAR ANDARE. 🍁

Si lasciano cadere dall'albero, affidandosi a qualcosa di più grande, la gravità.

Non sbuffano, non combattono, non si attaccano al ramo con tutte le loro forze. Semplicemente lasciano essere, lasciano che accada ciò che deve accadere.

 

Si ARRENDONO alla natura, alla vita.

Non da deboli, ma da coraggiose. Anche se non sanno cosa troveranno per terra nel loro cadere, si adagiano con eleganza e fiducia.

🍁 Le foglie d'autunno sono le protagoniste del LASCIAR ANDARE. 🍁

Ecco cosa possiamo imparare da loro:

• Senza resistenza, senza sforzo, quando è tempo di andare, se ne vanno. 🍂

Si lasciano cadere dall'albero, affidandosi a qualcosa di più grande, la gravità.

Non sbuffano, non combattono, non si attaccano al ramo con tutte le loro forze. Semplicemente lasciano essere, lasciano che accada ciò che deve accadere.


Si ARRENDONO alla natura, alla vita.


Non da deboli, ma da coraggiose. Anche se non sanno cosa troveranno per terra nel loro cadere, si adagiano con eleganza e fiducia.


💚 Che tu possa, come le foglie, "arrenderti" a ciò che la vita ha deciso di donarti. Senza lottare, accogli le tue emozioni con coraggio, soprattutto quelle più dolorose.

Lascia che tutto accada nello spazio del tuo cuore, rimani presente in modo pieno a te stesso. Lascia che tutto accada, semplicemente. 💚


• Prima di staccarsi dall'albero le foglie fanno una festa in maschera: c'è chi decide di vestirsi di rosso, di verde o di giallo. 🍂

Se le guardi rimani affascinato dai loro colori caldi e coinvolgenti!


Mi piace pensare che sia il loro modo per OMAGGIARE il tempo vissuto insieme a quell'albero. Prima di lasciarlo andare, gli dedicano una festa di ringraziamento.


💚 Che tu possa, come le foglie, sentirti riconoscente per ciò che è stato, anche se ora è tempo di congedarsi.

Lasciar andare dona una grande pienezza, se ci diamo la possibilità di festeggiare ciò che stiamo lasciando.

Una pienezza commovente, che scalda il cuore e ci rende più forti per affrontare ciò che ora ci aspetterà. 💚


• Le foglie non sono mai da sole. 🍂


Non è destino di una sola foglia quello di andarsene, chi prima chi dopo tutte si staccano.

E quando precipitano, anche sulla terra non sono sole, ma vanno a formare tappeti colorati e bellissimi.


Sono UNITE in tutto il percorso.


💚 Che tu possa, come le foglie, sentirti unito agli altri esseri umani intorno a te. Anche loro fanno fatica a lasciar andare, non sei da solo.

Siamo parte tutti di una stessa umanità, non dimenticarlo.


E così uniti, possiamo comprenderci e aiutarci, per giungere pronti all'arrivo dell'inverno. 💚

IMG_6450.JPG

Scopri di più
Psicologa Bergamo e provincia - dott.ssa Sara Citro

Articoli curati dalla Dott.ssa Sara Citro, Psicologa, Psicoterapeuta ed insegnante Mindfulness.


INSTAGRAM

@menteconsapevole